Il salary cap imposto dal governo di Pechino impone ai club del campionato di lasciar andare via le proprie stelle. Che ora sperano di tornare nei principali tornei del vecchio continente, senza però i lauti ingaggi dell'estremo oriente...

Nicolò Delvecchio @ndelvecchio8

Il Klondike del terzo millennio non parla più cinese, la corsa all’oro d’Oriente è finita e il momento di tornare a casa è arrivato. Il salary cap imposto da Pechino al calcio rimescola le carte, punta a ridisegnare il pallone locale - meno globalizzato e più autarchico – e si è già tradotto, inevitabilmente, in un controesodo dei calciatori stranieri tesserati dai club cinesi. La storia è nota: alla Federcalcio del Paese asiatico è stato imposto un tetto sui salari dei giocatori, che non potranno percepire più di 3 milioni lordi a stagione. Con tanti saluti a Oscar, Bakambu e Hulk, i più pagati del campionato con stipendi tra i 24 e i 16 milioni netti a stagione.

COPPIA GOL

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Via quindi alle voci di mercato. Eder e Pellè, attaccanti nella Nazionale di Conte a Euro 2016, sono tra i primi a fare gola ai nostri club. Certo, l’età non è dalla loro (il salentino a luglio ne fa 36, l’italobrasiliano è di un anno più giovane), ma in un mercato condizionato dalla pandemia il risparmio è quasi un obbligo e l’usato sicuro la scelta più ovvia. L’Inter cerca un vice-Lukaku e pensa all’ex centravanti del Southampton, conterraneo del tecnico e importantissimo nel suo percorso in Azzurro. Pellè era il “9” che Conte mise al centro del villaggio, non senza qualche alzata di sopracciglio. Il suo percorso con l’Italia fu però pressoché perfetto, se si esclude la figuraccia fatta contro Neuer ai quarti dell’Europeo. L’allenatore lo conosce a fondo, lo stima e pensa abbia tutto ciò che serve per far rifiatare il belga, o per sostituirlo in caso di infortunio. Sulle sue tracce c’è anche la Juve, il giocatore è ormai svincolato ed è libero di scegliere. Su Eder, tempo fa, c’era stato un interessamento della Fiorentina (all’epoca allenata da Iachini), ma poi non se ne fece più nulla. In Italia ha estimatori, chissà che anche lui non possa tornare in un campionato in cui, comunque, ha segnato più di 60 gol.

FARAONE

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Chi tornerebbe molto volentieri a casa è Stephan El Shaarawy, che nel 2019 ha lasciato la Roma per lo Shanghai Shenhua e uno stipendio da 16 milioni netti per tre anni. Rispetto agli altri due è più giovane (ne farà 29 a ottobre) ed è tornato stabilmente nel giro della Nazionale, dopo due anni di assenza tra il 2017 e il 2019. Lui vorrebbe tornare alla Roma e a Trigoria lo riabbraccerebbero volentieri, ma rispetto ai connazionali il suo contratto è ancora abbastanza lungo (scade nel 2022) e lo Shanghai potrebbe chiedere troppo per il cartellino. La situazione è in divenire, ma la nostalgia del Faraone risale a prima del salary cap e la voglia di tornare a casa è tanta. La Roma è alla finestra.

MAREKIARO

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“Tornare a Napoli? Non lo escludo”. A ottobre Marek Hamsik si esprimeva così, cauto ma possibilista. Il giocatore con più presenze nella storia degli azzurri, nel 2019, ha firmato un triennale con il Dalian Yifang di Rafa Benitez. L’ingaggio è alto, maggiore di quanto percepito in azzurro ma troppo pesante per le nuove regole (sui 9 milioni). Prima dell’approvazione del salary cap, l’ex capitano del Napoli aveva detto di essersi ormai abituato alla vita nel nuovo Paese, ma di non aver mai smesso di pensare all’azzurro: “Andare via è stata una mia decisione, anche se a volte ci penso. Napoli è rimasta nel mio cuore”. E non potrebbe essere altrimenti dopo 11 anni, due Coppe Italia e una Supercoppa vinte con la fascia al braccio. Al momento da questa parte del mondo tutto tace, ma chissà.

GLI ALTRI

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Non solo italiani, ovviamente. A inizio degli anni ’10 il calcio mondiale viene abbagliato dal talento di Oscar dos Santos Emboaba Júnior, più semplicemente Oscar. Nel 2012 il Chelsea paga 32 milioni all’Internacional per portarlo a Londra, e all’esordio in Champions League ne fa 2 alla Juve di Conte (con Pirlo in campo). L’esperienza in Blues è tutto sommato positiva ed è stabilmente nel giro della Seleçao: è lui, nella semifinale contro la Germania del mondiale 2014, a segnare l’unico gol verdeoro del Mineirazo. La continuità però si perde strada facendo e a dicembre 2016, a soli 25 anni, alza bandiera bianca: tra la ricchezza e la carriera sceglie la prima, vola a Shanghai e firma un contratto da 24 milioni l’anno, diventando il più pagato del campionato. Con uno stipendio da tagliare vertiginosamente è probabile che lasci l’Asia, ma chi è più disposto a dargli una chance? Tra gli altri brasiliani anche Hulk, che guadagna sui 16 milioni, e Paulinho, ex Tottenham e Barça, che a Guangzhou ne prende(va) 14. Vi ricordate di Fellaini? La sua chioma diventò iconica a Goodison Park e bersaglio di ironie e imprecazioni a Old Trafford. Allo Shandong ha un contratto da 12 milioni.

TRATTATIVE SALTATE

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Col tetto degli stipendi potremo anche dire addio a scene grottesche come quelle che, nel 2016, coinvolsero Axel Witsel. Promesso sposo della Juventus, il belga mancò per un soffio il trasferimento dallo Zenit in estate (era in sede a Torino, ad aspettare un fax che non arriverà mai) con la promessa di rivedersi a gennaio. In inverno, poi, furono gli “intrusi” orientali a far saltare il banco: il Tianjin di Cannavaro gli offre 18 milioni all’anno (contro i 3,5 promessi dai bianconeri), lui accetta e promette “di rimanere sempre un tifoso della Juve”. Non gli si può però dare dell’ipocrita: “Era un’offerta irrinunciabile”. Come dargli torto.

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